Non c’è valutazione che non consideri i multipli dell’Ebitda. Spesso si fa riferimento a multipli medi di settore, sulla base del presupposto sbagliato che gli Ebitda siano tutti di eguale qualità. Così non è. L’Ebitda non è una misura riportata in bilancio e va calcolata. Come? La via più semplice consiste nel sommare all’Ebit (ossia alla differenza fra le voci A e B di conto economico) la voce ammortamenti. Tuttavia così facendo non si coglie la vera natura dell’Ebitda. È più utile ricavare l’Ebitda muovendo dai ricavi (cioè, dall’alto di un conto economico scalare) e dall’utile netto (cioè, dal basso). È bene considerare entrambi i metodi perché uno (dall’alto) permette di comprendere cosa l’Ebitda esprime, mentre l’altro (dal basso) ciò che l’Ebitda esclude. La composizione dell’Ebitda dall’alto è la seguente: (+) Ricavi (-) Costi operativi monetari = Ebitda La composizione dell’Ebitda dal basso è la seguente: (+) utile netto (+) Imposte (+) oneri finanziari netti (-) dividendi da partecipazioni (-) utili di collegate consolidate con il criterio del patrimonio netto (-) componenti straordinari positivi di reddito (+) componenti straordinari negativi di reddito) = Ebitda Vediamo quali sono i vantaggi ed i limiti dell’Ebitda.
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