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Quanto vale una partecipazione di minoranza (non qualificata) in una società non quotata? E’ pari al valore del 100% dell’equity espresso pro-quota, oppure è un valore inferiore? Quante volte chi si occupa di valutazioni di azienda si è sentito porre queste domande. Come abbiamo spiegato in precedenti newsletterla risposta va ricercata nella finalità della valutazione, la quale definisce l’unità di valutazione rilevante. Le situazioni più frequenti in cui si è chiamati a stimare il valore di azioni di minoranza fanno riferimento al recesso oppure all’investimento o disinvestimento; situazioni che riguardano unità di valutazione diverse, rappresentate rispettivamente dal valore del 100% dell’equity da esprimersi pro-quota (nel caso di recesso) e dalla quota oggetto di acquisto/dismissione nel caso di investimento/disinvestimento. In questa newsletter ci occupiamo dei casi di acquisto o di dimissione di una partecipazione di minoranza. In una prossima newsletter affronteremo la stima del valore di liquidazione a fini di recesso. Nei casi di acquisto o di vendita di una partecipazione di minoranza la configurazione di valore è il valore di mercato. Al di fuori dei casi particolari nei quali la cessione della partecipazione di minoranza avviene fra soci ed è in grado di far acquisire il controllo ad altro socio, oppure consente all’altro socio di disporre dell’ intero capitale sociale (squeeze out delle minoranze), il valore di mercato di una partecipazione di minoranza in una società non quotata è funzione di due principali elementi: a) il valore ricavabile dal detenere la partecipazione (valore fondamentale) e b) lo sconto per la mancanza di liquidità (ossia lo sconto in cui si incorre quando si intende cedere la partecipazione). Vediamo come si compongono queste due componenti di valore.
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