Le operazioni di finanza straordinaria (fusioni, acquisizioni, disinvestimenti) sono operazioni complesse e nella maggior parte dei casi irreversibili. Ciò significa, da un lato, che un errore possa costare molto e, dall’altro, che l’intuito imprenditoriale da solo possa non essere sufficiente, perché la circostanza che oggetto di transazione sia una buona azienda, non è di per sé sufficiente a garantire la bontà del deal. Occorre anche negoziare condizioni economiche appropriate ed evitare conseguenze negative. Vendite ed acquisti di azienda possono essere grandi opportunità di creazione di valore tanto per l’acquirente quanto per il venditore, ma possono essere anche un formidabile strumento di trasferimento di valore da una parte all’altra. Da opportunità possono trasformarsi in vere e proprie trappole. Le condizioni economiche del deal non riguardano solo il prezzo, ma anche il perimetro di ciò che si vende o si acquista, i rischi e le relative garanzie, la governance, le conseguenze fiscali e finanziarie, le prospettive post deal, le sinergie, ecc. Un deal può essere concepito come un iceberg: la parte emersa (più facilmente visibile al management) riguarda l’attrattività dell’azienda oggetto di negoziazione mentre la parte sommersa riguarda le condizioni e le modalità di vendita o di acquisto (la due diligence, il contratto, le clausole accessorie, gli accordi parasociali, gli strumenti e le forme di pagamento, ecc.). L’errore più frequente consiste nel confondere la parte emersa dell’iceberg (l’azienda che si vuole comprare e vendere) con la sostanza e la parte sommersa (le condizioni del deal) con la forma, mentre la realtà insegna che nei deal la forma è sempre sostanza, perché il problema non è comprare o vendere, ma comprare o vendere bene. Di seguito una breve illustrazione di ciò che occorre considerare nel progettare e nel gestire un deal.
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